The Gin Corner Rome
valerio berruti

Il Martiniano

I bar di Manhattan, i Martini e il rumore del ghiaccio che si mischia alle note del sax di Gerry Mulligan o alle melodie di Cole Porter. Le scene di film che hanno fatto grande il cinema e immortalato il Martini, da Humphrey Bogart a Dick Powell, da David Niven a Sean Connery. Hemingway all’Harry’s Bar o Sommerset Maugham nei club londinesi.

Da queste personalità, da questi artisti, da questi stili di vita che si fa largo l’idea del “Martiniano”, impalpabile ed elegante. Mauro Lotti lo racconta così: «Lo si riconosce da come cammina e fa il suo ingresso al bar, mai un bar qualunque. Veste i colori della natura, scarpe sobrie e camicie mai inamidate. La cravatta appare ma non troppo. E soprattutto quando parla ti guarda negli occhi. Uomo di classe e non effimero o fatuo. Conosce il segreto di sorridere e di far sorridere senza barzellette o maldicenze. E soprattutto il Martiniano quando presagisce che il barman non sia all’altezza del suo esigente stile di bere non azzarda il proprio e altrui imbarazzo ma preferisce chiedere elegantemente un bicchier d’acqua, sempre molto fredda s’intende…».

david niven martini

Molto aggiunge a questo ritratto un articolo di Sandro Viola scritto su Repubblica alla fine degli anni Ottanta. Bastano le prime righe per capire il mistero, la seduzione e l’eleganza del Martiniano. Eccole: «Caro G, sono a New York. Un viaggio deciso in fretta, dopo essere stato investito da un assalto di nostalgia. Tu sai bene come le nostalgie possano essere, alla nostra età, intense, travolgenti, veri e propri colpi al cuore. E così è stato: d’ un tratto, ho sentito che almeno per un’ultima volta dovevo venire a New York. O più esattamente, dovevo venire per qualche sera, tra le sei e le otto, a bere un bicchiere o due nei bar di Manhattan. Entrare al Merc, per esempio, o al King Cole del St. Regis o al Bemelmans del Carlyle: sistemare la suola della scarpa sinistra sulla barra d’ ottone poggiapiedi, accendere una sigaretta, puntellare il gomito destro sul banco del bar, e quindi, con un accenno di sorriso rivolto al barman, pronunciare in inglese la frase che in italiano, inglese o francese ho pronunciato con più piacere, ogni volta con un identico gaudio, nella vita: «Give me a dry Martini, please».